24 febbraio 2007

Tagliolini al nero di seppia

Finalmente posso pubblicare e dedicare questa ricetta a Francesco, un caro collega:

Et voilà!

Ingredienti 4 persone:
400 g tagliolini
2 seppie
i relativi sacchettini del nero
uno scalogno piccolo
4 cucchiai di olio
peperoncino fresco (se gradito)
mezzo bicchiere di vino bianco
qualche fogliolina di prezzemolo.
sale

Procedimento:
Tagliare le seppie a strisce larghe poco meno di un cm e i ciuffi in modo da separarne i tentacoli.
Mettere in un tegame basso e largo l'olio e lo scalogno tagliato a fettine sottili: fare soffriggere leggermente e aggiungere il peperoncino. Prima che questo inizi a cambiare colore, toglierlo via e aggiungere le seppie. Soffriggere brevemente, aggiungere il vino e lasciar cuocere a fuoco lento per circa una ventina di minuti.
Aggiungere quindi il nero e lasciare cuocere per uno o due minuti al massimo, in modo da mantenerne il più possibile inalterato il sapore. Correggere quindi di sale, se necessario, e aggiungere una spolverata di pepe nero.
Cuocere, intanto, i tagliolini al dente. Al momento di scolarli, tenere da parte un po' della loro acqua di cottura. Rimetterli quindi nel tegame con le seppie e il nero e ripassarli velocemente a fuoco vivo, aggiungendo l'acqua di cottura necessaria perchè il sughino non si asciughi e mantenga una discreta cremosità.
Servire decorando il piatto con foglioline di prezzemolo.

Consigli:
Lasciate alcune striscioline di seppia senza nero da parte , che aggiungerete per la presentazione del piatto.

Bonne appetit

18 febbraio 2007

Il Maggiolino

Metti una sera a cena.
Metti che una, anzi, due donne ti invitino a cena... che fare? Porto il mio fido amico e compagno di merende Chiodo.
Il ritrovo in periferia tra me, Chiodo, Mirella, Paola, Matteo (i conosciuti) e Jessica (sconosciuta). Arriviamo a Milano, Giambellino.
In loco di riunisce C.d.M., una Collega di Mirella, di cui non ricordo il nome.
Il locale è il Maggiolino, una specie di birreria dove servono cibo, piatti, bicchieri, ma non posate.
Esatto.
Si mangia con le mani (basta fare sesso con le mani, usiamole anche per qualcos'altro, diamnine!).
Il locale, una birreria normalèrrima, si presenta con qualche statua di cartapesta raffigurante cowboy e indiani d'america.
Una distesa di gusci di arachidi fa da tappeto a terra, infatti al tavolo, per ingannare l'attesa, vengono gettate delle arachidi per tutti che vengono immediatamente mangiate, e le bucce delle quali gettate in giro, in testa al chiodo, nella scollatura di Mirella, per terra.
Ordiniamo delle bruschette, birra per qualcuno, vino per qualcun altro, acqua per chi rimane.
Arrivano le bruschette, non le bevande.
Dopo le bruschette, peraltro mai mangiate con le posate in vita mia, ordiniamo grigliata mista per tutti.
Arriva la grigliata, francamente poca roba... che se a tavola fossimo stati con gente come Diego, Peppuzzo, e la congrega dei mangioni avremmo mangiato anche le ossa e il piatto.
Delle bevande nessun segno.
Dopo una serie di suppliche, e al punto in cui ormai della grigliata non c'era poi rimasto molto, ci vengono serviti birre, vino e acqua.
Meno male. Ero quasi disidratato dal sale delle patate fritte.
Esperienza nuova mangiare lo spiedino con le mani... proprio nuova!
C'è da dire che lo stinco, che dedico a Laura, mangiato a mano da una certa soddisfazione animalesca.
Come dessert opto per la Figassa.
La Figassa, come l'originale, va fruita leccandola da lì dove si trova, o in alternativa trafiggendola con il proprio organo riproduttivo.
Considerando che a tavola mi insegnano essere alquanto sconveniente passare il pene in mezzo ad una torta di meringa, pan di spagna, panna e fragole, opto per la leccata.
Con la maestria che da diverso tempo mi contraddistingue, lecco tutta la Figassa, che si presenta umida come l'originale, ma non così tiepida...
Ottima. Anche se non ha causato nessuna erezione.
Terminiamo con caffè e un tristissimo Bacardi Anejo.
Il conto, come atteso, di poco oltre i 25€.
Il locale, nel complesso abbastanza sporco, non offre cibo di ottima qualità, ma è divertente.
Diverte il magiare con le mani e la leccata di Figassa alla fine.
Al posto posso dare una sufficienza meritata, ma non oltre.
Alla compagnia, darei un "ottimo", meritatissimo.

17 febbraio 2007

Vitello al limone

Ecco a voi una ricetta semplice, facile e veloce:

Ingredienti:
Per 4 persone
800 g spalla di vitello
2 limoni
basilico
olio e.v.
sale
pepe

Preparazione:
Tagliare la carne a dadini e metterla in una casseruola con l'olio e il basilico; versare il succo dei limoni e far cuocere coperto per circa 40 minuti.
A cottura ultimata salare, pepare, mettere in un piatto da portata, decorare con basilico e fettine di limone e servire.

Buon appetito

10 febbraio 2007

Salsa alla Pippo

Quando un amico romano ti chiede discrezione... perchè non accontentarlo???

"Secco..te manno una ricetta che però è una chicca per pochi intimi....quindi confido nella tua discrezione. E' una salsina da magnà cor pane ma secondo me potrebbe anche essere usata con la pasta.
Allora....per la salsa della Sora Adriana la ricetta che ho tirato giu è questa."

Ingredienti:
- Tonno 100g
- Olive verdi snocciolate 300g
- 3/4 alici sott'olio
- 1 spicchio d'aglio (non troppo grosso)
- 10 capperi (piu o meno)
- rucola 60g
- goccino d'olio

Preparazione:
per il gusto devi regolarti a seconda di quante alici metti....ti conviene partire con un paio e poi aggiungerne fino a quando non trovi il sapore (per te) giusto. l' alice infatti insieme all'aglio è quella che influenza di più la salsa...ovviamente frulla il tutto aggiungendo un goccino d'olio (non troppo) per amalgamare. Si può variare aggiungendo un po' di peperoncino o cambiando il tipo di erbetta...alla fine sparma er tutto s'un tozzo de pane e manna giù pe' r gargarozzo!
Anche il cappero influenza il tutto ma secondo me dipende nettamente dalla qualità....

è tutto!

...e come se dice a Roma: quello che nun strozza 'ngrassa!!!

Semplicemente Fantastico!!!
Grazie Pippo

03 febbraio 2007

Pane e panelle

Grazie ai miei inviati dalla Sicilia, Dipi e Signora, ecco a voi il reportage su questo straordinario prodotto!

Gli arabi, dominatori della Sicilia a cavallo tra il IX e l’XI secolo, avvezzi alla sperimentazione gastronomica, macinarono i semi del cece, ricavandone una farina che mescolata all’acqua e cotta sul fuoco dava una sorta di impasto crudo, dal sapore non eccezionale. Ma una sfoglia sottile di questa pasta, cotta a sua volta in una sostanza oleosa, diede vita alla prima “panella”: una sorta di “schiacciata” di piccole dimensioni, di un bel colore dorato.
Si possono acquistare in una serie infinita di “friggitorie", di tipo fisso od ambulante, presenti a Palermo e si dice che non esista persona passata da questa città che non le abbia gustate almeno una volta in mezzo a un bel panino.


Per 6 persone circa, sciogliete 200 g di farina di ceci in 1/2 litro d'acqua fredda con sale e prezzemolo tritato grossolanamente. Ponete il recipiente sul fuoco e mescolate fino ad ottenere una pasta abbastanza solida tipo polenta. A questo punto spianate la pasta in una teglia e tagliate rettangoli di 4x8 cm circa, con spessore di 2-3 mm. Una volta raffreddati possono essere fritti in olio bollente e adagiati su della carta assorbente. In men che non si dica andranno a riempire una pagnottella tagliata a metà, a mo’ di cerniera, con una spruzzata di limone.

Trucco
Al posto di spianare la pasta, la si può mettere in un contenitore di forma cilindrica e una volta raffreddata avrete a disposizione un “salame” pronto per essere affettato!!!

Consiglio
Una volta raffreddate, anche se insaporite con qualche goccia di limone, perdono il gusto originale. Se si prova poi a riscaldarle il risultato non è dei migliori.

Vanno gustate calde, e basta!

Buon appetito