Non è il panino, non è il ripieno, ma è lo stato d'animo.
Oggi il solito allenamento in palestra, in pausa pranzo.
Quando torno il solerte Andrea mi fa trovare il sacchetto di carta contentente quello che poi si rivelerà il miracolo.
Apro il sacchetto, candido, con un insieme di foga, cura, appetito, stanchezza, curiosità.
C'è anche la carta stagnola, o alluminio che dir si voglia.
Carezzo il fagottino per aprirne l'involucro e si sprigiona il profumo.
Aroma di grana e bresaola.
Alla vista la forma perfetta... mezza ciabatta di cottura abbondante, marrone piuttosto scuro, con una spolverata di farina sopra. E questo è "solo" il pane.
Il taglio longitudinale custodisce, quasi a dosarne la bellezza, una settantina di grammi di bresaola e grana, con foglie di rucola che esondano dalla sagoma del panino.
Il gusto chiama. Il gusto di fa sentire. Ho dato all'olfatto, al tatto, alla vista... e il gusto?
Il Senso Sovrano.
Addento quel ben di Dio. Crocca sotto il mio primo morso.
Ecco un piacevole intruso. Pepe.
Si, perché l'interno del "miracolo del forno" era cosparso di divina tritura di bacche di pepe.Esplode il profumo del grana, il gusto animale della bresaola, l'amaro, il veleno del gusto, della rucola.
E così, morso dopo morso, mai uguali, qui più grana, qui più bresaola, il tappeto di pepe e rucola, fino alla fine.
Bravo Cino. Così si fanno i panini!
E bravo Andrea, così si mangia un panino.
2 commenti:
Standing ovation per questa ode al pio bove che si è immolato per dare frutto a questa sinfonia di parole che mi parevano la quinta di beethoven!
Complimenti per il panino per chi l'ha fatto e per chi l'ha mangiato (un pizzico di invidia c'è, non indivia! eh?)
non era indivia, era rucola...
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