28 gennaio 2007

La Pachamanca - Perù

Alle volte si incontrano persone speciali che ti aprono orizzonti nuovi, è proprio il caso del mio caro collega internazionae JMP!


In quechua significa “pentola di terra”, è una ricetta antica e ancora oggi il piatto andino per eccellenza. Bisogna premettere che nella cultura andina il cibo è strettamente legato al culto della natura. Pachamama, in quechua Madre Terra, è colei che regala agli uomini i prodotti che vengono cucinati, ed è fonte di fertilità e di vita. In effetti il periodo in cui la Pachamanca si mangia in particolare è quello della raccolta, tra febbraio e marzo: in questo momento si rende grazie alla Madre Terra per i prodotti che generosamente elargisce.

Ingredienti:
La Pachamanca si prepara scavando un buco nel terreno e combinando vari tipi di carne (manzo, maiale, pollo...), con verdure come patate, fave, mais, camote (patata dolce), che vengono poi ricoperti di formaggio fuso e purè di mais. Il sapore che gli ingredienti assorbono dalla terra, misto a quello dei condimenti, è veramente unico.
La pachamanca si cucina sopra una base di pietre porose vulcaniche che assorbono il calore. Il primo passo è dunque quello di procurarsi il giusto tipo di pietra (quelle normali esploderebbero col calore) e riscaldarle. Per far ciò vengono collocate a forma di pirámide e scaldate al fuoco per un paio d’ore.

Preparazione:
Richiede la partecipazione di molti membri della comunità, ai quali vengono assegnati dei compiti ben precisi, dalla raccolta delle pietre al loro riscaldamento, dalla separazione degli ingredienti alla preparazione dei condimenti.
Tutti gli ingredienti vengono collocati nella pentola a strati, la cui posizione dipende dalla lunghezza della loro cottura. Ad esempio sul fondo vanno sistemati i tuberi, che vengono coperti da uno strato di pietre bollenti. Poi si mettono le carni condite e un altro strato di pietre. Si termina il tutto con mais, fave, polpettine di farina di mais, e si tappa con dei sacchi di yuta umidi. Infine si ricopre il tutto con la terra.

Tak JMP !

21 gennaio 2007

Pasta con le sarde

Nuovi lettori contribuiscono alla crescita di questo blog e aumentano la condivisione dei piaceri della buona tavola....... ecco a voi la ricetta di Dipi e signora!

Ingredienti per 4 persone:
pasta tipo bucatini
1 mazzo di finocchietti selvatici
cipolla
4 acciughe salate
400 g di sarde fresche
25 g di uva passolina
25 g di pinoli
20 g di graniglia di mandorle tostate
un pizzico di zafferano
6 cucchiai di pangrattato
sale, pepe

Preparazione:
Pulire e lessare un grosso mazzo di finocchietti selvatici, in acqua giu­stamente salata, per 15 minuti. Sgocciolarli tenendo l'acqua da parte, strizzarli, e tagliarli a sottili tocchetti di 1-2 cm. Tritare la cipolla e farla imbiondire in mezzo bicchiere d'olio, quindi unire le acciughe salate (pulite e spinate) facendole disfare con la forchetta e successivamente le sarde fresche (anche esse completamente spinate e pulite). Salare, pepare e completare con l’uvetta passolina, i pinoli e la graniglia di mandorle tostate: mescolare delicatamente e fare insaporire per 10 minuti. Aggiungere ora i finocchietti ed un pizzico di zafferano, e continuare a mescolare delicatamente. Abbassare la fiamma, e far cuocere per altri 10 minuti. A parte friggere 8 sarde fresche, aperte a libro, senza farina. In un padellino fare imbiondire 6 cucchiai di pan grattato. Infine far lessare la pasta nell'acqua di cottura dei finocchietti. Ora condire la pasta con la salsa di sarde e finocchietti, sistemarla in una pirofila unta, spolverare sulla superficie il pan grattato, e coprire con le otto sarde fritte. Passare in forno caldissimo per 8-10 minuti.

Buon appetito

Grazie mille ai nuovi amici!

14 gennaio 2007

Buono come il pane.

Pane. L'Alimento principale. La A maiuscola è riduttiva.
Il Pane è preghiera, sostentamento, ricchezza dei popoli.
Dove c'è Pane, un essere umano sopravvive.
Non esiste riga scritta dalle mie dita per rendere idea al mondo di quanto reputi importante il Pane.
Ma veniamo a noi.
Ho ammirato il Pane da vicino. Non sono andato a lavorare una notte in panificio, anche se confesso che lo farei... ma grazie ad un regalo di Diego, ora posso farmi il Pane in casa.
Diego mi ha regalato una macchina per fare il Pane, di quelle che metti tutti gli ingredienti nel cestello e impasta e cuoce tutto lei.
Ma è bello vedere come ciò avviene.
Si mette un tumbler di acqua tiepida (e latte, aggiungo) nello stampo, con la lama per l'impasto già ritta al centro. Si aggiungono un paio di cucchiai zucchero, un paio di cucchiaini di sale, un filo di olio.
I liquidi e le polveri solubili sono questi.
Poi si mette la farina, mezzo chilo scarso, che galleggia, in prima battuta.
Sopra la farina, il lievito, che inizialmente non è a contatto nè con acqua, nè con lo zucchero (elementi con i quali reagisce).
Il Pane è un sunto di cucina, chimica, fisica.
Il Pane è scienza.
A farlo con le mani, è anche amore, ma questo potrebbe essere un altro post.
Poi la macchina lo impasta a freddo.
Poi l'impasto riposa, e la macchina lo scalda leggermente.
Poi riprende ad impastare.
Alla fine la cottura.
Et voilà! il pane è pronto.
Buon appetito, anzi, Buona Vita.

13 gennaio 2007

Turdiddri

Dopo i Totani e Totali, i nostri Gatto Silvestro e Signora sbancano il botteghino con la seguente ricetta:

Premessa:
Per una corretta pronunzia si consiglia corso di calabrese (meglio se zona Sila)), della signora Noemi.

Ingredienti:
250 gr. Marsala secco
250 gr. Zucchero
250 gr. Margarina (consigliata la Valle’ – giusto perche’ teniamo un cugino che ci lavora e tiene famiglia)
4 uova
1 bustina di lievito Pan Degl’Angeli (teniamo un altro cugino che ….)
La buccia di un’arancia (bio altrimenti evitate!)
½ stecca di cannella
Farina “00” Coop (perche siamo equi e solidali) (qta. vedi procedimento)
Miele (come sopra)

Preparazione:
Sciogliere la margarina unita allo zucchero, al marsala, alla cannella fatta a pezzettini (piu’ piccoli possibile) ed alla buccia d’arancia. Portare a bollore e poi spegnere e far raffreddare.
Fare la fontanella con un po’ di farina (avendovi prima mischiolato il lievito). Unire le uova (private dell’indigesto e coriaceo guscio). Cominciare a lavorare la pasta aggiungendo volta per volta un po’ di farina e un po’ del sughettino raffreddato. Andare avanti ad impastare fino ad ottenere una pasta morbidissima e lucida.
Rollare (mi si passi il termine un po’ frikkettone” ) dei bastoncini di 150/200 mm. di diametro (tolleranza H7). Tagliare dei tocchelli da 2cm. Incavare appena col dito i tocchelli (come per gli gnocchi) senza esagerare con la “strascineta”, giusto un colpetto.
Friggere i tocchelli in abbondante olio d’oliva (extravergine) finche’ si doricchiano.
Sciogliere in un tegame un po’ di miele con un po’ d’acqua. Versarvi i turdiddri (pronuncia: turdiddri) e mantecare il tutto.
Una volta ben bene immielati metterli in una cofana. Essi durano diversi giorni perche’ il miele li conserva e li mantiene morbidi e succulenti. Se non durano molto questo e’ esclusivamente a causa dell’ingordigia umana.

Buon appetito

Vi nomino collaboratori ad honorem del blog!

05 gennaio 2007

Trenette al pesto

Voglio cominciare il nuovo anno con una ricetta classica segnalatami dal
caro amico e lettore Johannes!

Ingredienti per 4 persone:
500 gr di trenette
4 patate di media grandezza sbucciate
una decina di fagiolini verdi
1 mestolo di acqua di cottura della pasta
pesto alla genovese
80 grammi di parmigiano grattuggiato

Preparazione:
Nella pasta con il pesto è uso tipicamente genovese aggiungere anche patate bollite tagliate a fette e fagiolini verdi. In una pentola mettete quindi a bollire in acqua salata (quanto basta) le patate tagliate a cubetti e i fagiolini verdi. Quando saranno quasi cotti, aggiungete le trenette, mescolate e finite di cuocere. Scolate bene la pasta al dente assieme alle patate e ai fagiolini e condite subito con il pesto, diluito precedentemente con un mestolo di acqua di cottura della pasta. Servire con formaggio grattuggiato.

Buon appetito

Grazie Johannes!